venerdì 19 ottobre 2007

Giosuè Carducci, Traversando la Maremma toscana (da Rime nuove)

Dolce paese, onde portai conforme

l'abito fiero e lo sdegnoso canto

e il petto ov'odio e amor mai non s'addorme,

pur ti riveggo, e il cuor mi balza in tanto.


Ben riconosco in te le usate forme

con gli occhi incerti tra 'l sorriso e il pianto,

e in quelle seguo de' miei sogni l'orme

erranti dietro il giovenile incanto.


Oh, quel che amai, quel che sognai, fu in vano

e sempre corsi, e mai non giunsi il fine;

e dimani cadrò. Ma di lontano


pace dicono al cuor le tue colline

con le nebbie sfumanti e il verde piano

ridente ne le pioggie mattutine.


Metro: Sonetto con schema ABAB ABAB CDC DCD




Carducci ha definito questo sonetto, composto il 21 aprile 1885, un “ricordo della mattinata del 10 aprile che passai per la Maremma”; quel giorno infatti, viaggiando da Livorno a Roma, il poeta rivide i luoghi della prima fanciullezza, Bolgheri e Castagneto, con una commozione resa più acuta dalla preoccupazione suscitata in lui da un disturbo circolatorio piuttosto grave che l'aveva colpito poche settimane prima. Per l’argomento, il sonetto è affine, dunque, a un'altra famosa poesia di Carducci, Davanti San Guido, ispirata anch’essa all’improvviso incontro con i luoghi dell’infanzia durante un viaggio in treno.

In questo componimento, tuttavia, il contrasto fra la dolcezza del ricordo e la delusione presente (gli occhi incerti tra 'l sorriso e il pianto) non ha, come altrove, toni drammatici, ma pacati e sereni, ed è inserito in una struttura ampia e ben costruita: la prima quartina è tutta occupata da un periodo che inizia con il vocativo Dolce paese - a focalizzare subito il centro lirico del componimento - e presenta il verbo principale solo al v. 4; la seconda quartina, anch'essa coincidente con un unico periodo, è tematicamente dedicata all'elegia del ricordo, cui si contrappone l'amarezza del presente espressa dalla prima terzina: non a caso la sintassi qui è più franta, si direbbe ansimante, pausata da ben quattro virgole e due punti e virgola nei primi due versi.
Nel terzo verso, la forte cesura centrale (punto fermo) dà risalto al secondo emistichio, con il quale ha inizio l'ultimo periodo, che si stende in un ampio giro a occupare tutta l'ultima terzina. Il marcato enjambement fra le due terzine porta in primo piano il termine pace (complemento oggetto già rilevato dall'inversione che lo premette al verbo, complemento di termine e soggetto), sostantivo-chiave deputato a significare la sensazione di grande serenità proveniente dal paesaggio maremmano.

Sotto il profilo stilistico, è da segnalare il frequente ricorso alla figura retorica dell’antitesi (Dolce / fiero, sdegnoso; odio e amore, sorriso / pianto; ridente / pioggie) sottolinea il contrasto tematico tra progetti e speranze dell’adolescenza e la stanchezza e il disincanto della maturità